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«dare la propria vita» ...

Mt 20,17-28
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
A proposito di ritrovare se stessi nel dialogo con Dio nella preghiera, così dice san Giovanni Paolo II: «In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare" (Lc 9,28). Così inizia il Vangelo della Trasfigurazione di Cristo, che caratterizza questa seconda domenica di Quaresima. L’evangelista Luca sottolinea che Gesù si trasfigurò "mentre pregava" su un alto monte, immerso nel dialogo intimo e profondo con Dio Padre. Dalla sua persona si irradia una luce sfolgorante, anticipo della gloria della Risurrezione. Ogni anno, in preparazione alla Pasqua, la Quaresima ci invita a seguire Cristo nel mistero della sua preghiera, sorgente di luce e di forza nell’ora della prova. Pregare, in effetti, significa immergersi con lo spirito in Dio in atteggiamento di umile adesione alla sua volontà. Da questo abbandono confidente a Dio deriva la luce interiore che trasfigura l’uomo, facendone un testimone della Risurrezione. Ma questo non può avvenire se non ascoltando Cristo e seguendolo docilmente fino alla passione e alla croce. A Lui, dunque, dobbiamo guardare, "perché solo in Lui, Figlio di Dio, c’è salvezza". […] La Vergine Madre del Redentore ci aiuti a ripartire da Cristo per costruire un mondo a vera dimensione dell’uomo». (San Giovanni Paolo II, Angelus, 4 marzo 2004).


Suor Stella Maria, pfsgm


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